martedì 8 luglio 2014

La mia collezione privata

"Posso mandarti una mia foto nudo?"
"No, grazie."
"Ma perché?"
"Guarda, come se avessi accettato, davvero. Ma no."
"Ma scusa, non sei naturista?"
"Sono naturista, sì, ma questo non c'entra niente con il vedere foto nude di uomini pressoché sconociuti."
"Va beh, ma se sei naturista sei abituata a vedere uomini nudi, no?"
"Non vedo che cosa c'entri questo con il visionare fotografie... Insomma, non desidero che tu mi mandi una foto, punto e basta."
La prima volta, di solito, basta così. Ma l'aspirante naturista non demorde: la seconda volta è più sfacciato. 
"Sai, se tu vedi una mia foto nudo, mi sentirò più a mio agio quando praticherò naturismo per la prima volta."
"Guarda, il naturismo è una cosa che devi fare solo se te la senti, non è mica obbligatorio! Se non sei a tuo agio, continua a prendere il sole in costume..."
La terza volta, il dialogo è più o meno uguale, però si conclude qualche volta con l'arrivo senza permesso, nel messaggio, di una riproduzione fotografica ravvicinata di quello che potete immaginare. E finisse qui, poco male. Buttata la foto nel cestino, posso continuare a fare la locandiera. Macché. Ecco il carico da undici.
"L'hai ricevuta? Che cosa ne pensi?"
Che cosa ne penso? E che cosa ne devo pensare? Niente, ovviamente.
Prima, la risposta standard era: "Non l'ho guardata: come ti ho detto, non mi interessa" (grande delusione di lui, che solitamente mi banna - evviva). Ora però la collezione è diventata significativa e la monotonia mi assale. Ho provato con: 
1. "Mah, l'ho vista di sfuggita, in effetti il naturismo non fa per te"; 
2. "Ma davvero è una tua foto? Perché dalle immagini sul profilo sembri così prestante!";
3. "Senti, se non ti ho chiesto subito il numero di telefono, qualcosa vorrà dire, no?"
Accetto suggerimenti. Educati però. Perché la locandiera non può essere sfacciata con nessuno. Neanche con chi mi ha scambiato per una collezionista di foto osée monotematiche.

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