domenica 16 agosto 2020

Analisi del testo



Eppure non è difficile. Si tratta di un testo di sole 8 parole. Tuttavia, esso risulta indecifrabile per la maggior parte dei miei graditissimi, gentilissimi

ospiti. I quali potranno essere persone più che istruite, magari laureate, lettori accaniti, blogger, giornalisti, perfino insegnanti: ma niente, davanti a quelle 8 parole improvvisamente diventano analfabeti.

"Salve, sono al cancello, può aprire?" 

Sono le 9 del mattino. Tu hai otto persone che stanno facendo colazione e che hanno appena chiesto, tutte contemporaneamente:

- tre cappuccini

- un caffè d'orzo

- una spremuta

- un decaffeinato

- due the

- un caffè normale (meno male). 

Stanno intanto divorando lo yogurt (ma che buono, quello del caseificio qui vicino), il pecorino (di produzione locale), il prosciutto (della Garfagnana), il pane appena sfornato, quindi bisogna anche rimpinguare il buffet. E velocemente. 

"No, veramente non è possibile, dovete tornare più tardi, per favore."

Profonda delusione. Nemmeno gli avessi detto che la camera prenotata invece del letto ha un pagliericcio da galera infestato dalle pulci.

Ore 11: hai sparecchiato dalla colazione e stai pulendo le camere, in fretta, perché saranno presto nuovamente occupate. E c'è da fare la sanificazione col vapore, quest'anno: devi passare in rassegna tende, cuscini, coperte, soprammobili...

"Salve, siamo al cancello! Siamo arrivati!"

"Mi dispiace, davvero, ma dovete ritornare più tardi..." Ti piange il cuore, ma non hai scelta. La loro voce, mentre dicono "Ok, va bene", assomiglia a quella di un condannato al patibolo. Sei quasi certa che, una volta finita la vacanza, scriveranno una recensione intitolata "Le mie prigioni". Al confronto, lo Spielberg di Silvio Pellico era un 4 stelle.

Ore 14. Dopo ore di lavoro, hai una piccola pausa. Che usi per il pranzo. Ti siedi, hai appena riempito il piatto, i tuoi familiari finalmente possono rivolgerti la parola, la forchetta si avvicina alla bocca... 

"Ciao, siamo qui! Ci aprite?"

Eppure lo scrivo chiaro, a tutti, non per cattiveria, ma per necessità. Siamo un posto piccolissimo, l'unica collaboratrice che ci aiuta è fantastica, d'accordo, ma anche lei non ha il dono dell'ubiquità (per quanto a volte l'abbia sospettato). Dobbiamo organizzarci bene per potervi accogliere nel migliore dei modi. Non abbiamo una reception attiva, non siamo un albergo. Qui è proprio casa nostra, ecco.

E allora, cari, carissimi, gentilissimi, benvenuti ospiti, per favore, impegnatevi a decifrare le otto parole, che trovate sempre nella mail con la quale mi chiedete il preventivo:

IL CHECK IN SI EFFETTUA DALLE ORE 15.

Grazie. Oppure che dite, devo fare un disegno?

#locadaditerramare

Seguiteci su FB e Instagram!

Locanda di Terramare

lunedì 29 giugno 2020

Sequestro di persona

Giovani, sono giovani. Uno si aspetterebbe che siano svegli. Sono italiani, ma ritornano da un viaggio a Vienna, quindi si immagina che se la sappiano cavare, più o meno, negli accidenti della vita.
"Aiuto, aiuto! Il cancello si è rotto! Non riusciamo a uscire, siamo bloccati dentro, aiuto per favore!"
Il dolce visino di lei mentre picchia alla mia porta è stravolto dal terrore. Sto preparando la torta al cioccolato, ma lascio tutto e mi precipito.
"Che cosa è successo?"
"Il cancello è bloccato, non riusciamo ad aprirlo!"
"Mah, vi ho aperto nemmeno mezz'ora fa, quando siete arrivati, e funzionava perfettamente."
Mi si rizzano i capelli sulla testa al pensiero di essere accusata di sequestro di persona: mi vedo già alla sbarra degli imputati, mentre imploro "Vostro onore, glielo giuro, non l'ho fatto apposta, si è rotto il cancello, almeno non mi dia l'aggravante della premeditazione..."
Giungo al cancello e vedo la giovanissima viaggiatrice che lo scuote con grande energia, spingendolo verso l'esterno. Mi tranquillizzo, e la tranquillizzo:
"No, guarda, per aprirlo devi tirare. Verso di te. Così."
Il cancello si apre senza difficoltà.
La coppietta va al mare.
Due ore dopo, la torta è ormai prontissima, quindi sto preparando la crema: che, come tutti sanno, va girata senza interruzione fino a che non rapprende.
Suona il campanello.
"Aiuto, siamo chiusi fuori! Il cancello è di nuovo rotto, non si apre!"
Alla luce dei precedenti, non mi scompongo più di tanto, ma mi chiedo che cosa sia potuto accadere. La crema sul fuoco protesta vivamente. Ma non posso lasciare due ospiti fuori della Locanda, ovviamente.
Arrivo di corsa. Lui e lei sono acchiappati alle sbarre del cancello e le tirano, con notevole energia, verso di loro.
"Eccomi... No, guardate, quando siete fuori, per entrare, dovete spingere. Spingete. Lontano da voi, così."
Il cancello, benché piuttosto vecchio, si apre docilmente. Ma i due vogliono vederci chiaro.
"Scusa - mi fa lui con aria seccata - però eri stata tu, prima, a dirci che per aprire il cancello dovevamo tirare. Vero amore? Non ha detto proprio così? Ha detto 'Tirate verso di voi'."
La prima reazione è quella di dire: "Stai scherzando, spero". Ma per fortuna aspetto un attimo. Li guardo. Sono sinceri, quasi impauriti dalla terribile esperienza che hanno passato, nonché convinti che io li abbia voluti ingannare.
"Dunque, avete ragione, mi sono proprio spiegata male. Dovete scusarmi. Sapete, sono così distratta... Ecco, le istruzioni precise sono queste: per aprire il cancello quando siete DENTRO, dovete tirarlo verso di voi. Per aprire il cancello quando siete fuori, dovete spingere. Scusatemi ancora."
"Ah, ecco, volevo dire, non eravamo noi ad avere capito male..." Si scambiano uno sguardo complice, come chi dice "L'abbiamo colta in fallo, questa qui."
Baldanzosa, lei chiede: "E per chiuderlo, come si fa?"
"Allora, per chiuderlo dovete..." Mi fermo. Non ce la faranno mai.
"Niente. Non dovete fare niente. Lasciatelo aperto, per favore."